Quando arriva l’ispirazione?

DISCLAIMER: questo non è un articolo “UTILE”, è un articolo e basta.

Nelle giornate come questa, che interrompono l’estate imminente con le loro nuvolacce e mi costringono tra le mura della mia disordinatissima camera, torno all’anno scorso. Me ne sto ore davanti al pc, con una storia iniziata nella testa, con un blog aperto e disabitato, con una pagina Facebook che non va né su né giù, con un racconto completo sulle spalle e nuovi personaggi in cerca di un’autrice meno pigra. O con più idee. Ho la bozza del cosiddetto “nuovo libro a metà” aperta di fronte a me, oppure ridotta a icona, in un’attesa fervente e improduttiva, il mio blocknotes digitale con cui ho temporeggiato per tutto il pomeriggio, e la vocina del Senso Comune che mi suggerisce infida:

non ti sarà mica venuto il blocco dello scrittore?

Il blocco dello scrittore. E’ così chiacchierato che ho il terrore di trovarmelo stampato in fronte, guardandomi allo specchio. Quale blocco? (E quale scrittore?) Per quel che mi riguarda sono nella condizione di sempre, quella in cui è difficilissimo trovare le idee e la voglia per andare oltre la trentesima pagina. Esiste una definizione per quel periodo in cui, invece, si trova l’ispirazione? O devo pensare che questo famigerato blocco sia il fulcro centrale della mia vita?

I

Riflettendo su quante volte mi sia capitato di restare per settimane ferma nello stesso punto, mi torna alla mente il mio primo libro. Mi vergogno ad ammettere di non ricordarne neppure il titolo, ma di ricordare quanto l’abbia odiato negli anni successivi alla sua rilegatura casalinga. Non mi vergogno più, invece, di ammettere che si trattava di un vero e proprio harmony per bambini, dove il momento culminante era il bacio del principe e la storia girava intorno alla relazione tra lui e una contadina umile ma bellissima. Non so di preciso quanto tempo abbia allora impiegato per terminare l’opera, ma ricordo di essermi fermata ogni giorno per diverse ore davanti al pc, a scrivere della loro storia d’amore.
Ho iniziato a scrivere quando ero molto triste, mi sentivo terribilmente sola, incompresa in un modo così canonico, per quell’età, che adesso mi fa sorridere. Ero triste e volevo essere capita, volevo vedere i miei desideri realizzarsi, volevo rifugiarmi in un mondo mio, con le mie regole, che fosse sempre lì al momento del bisogno.. rileggendo tutte queste cose mi sembra davvero di banalizzare, eppure non c’è altro modo di dirlo. Erano davvero queste, le mie scontatissime necessità. Erano davvero i motivi per cui scrivevo. Avevo circa tredici anni, quattordici quando ho finito di scriverlo dimostrandomi che potevo farcela – ovviamente i dubbi permangono.

Allora mi sono accorta di aver sempre scritto in periodi di profonda tristezza o profonda noia, generalmente in momenti che avrei dovuto dedicare allo studio per un esame, come se l’ispirazione dipendesse dai giorni in cui non si può far altro che scrivere, pur di evitare gli impegni sgradevoli. Forse per me è sempre stato un po’ così, più che un hobby era un bisogno e solo ultimamente sto riscoprendo la gioia di dedicarmi a una storia a prescindere dal mio umore. Ma si può fare, questo è certo. Allora mi chiedo tutti voi, che scrivete come me, più di me, sicuramente meglio di me, avete già capito quali sono i momenti in cui scrivere occupa il vostro tempo? E quelli in cui quella terribile etichetta comincia ad aleggiare sulla vostra testa?

Cosa fate, in quel caso?

Quasi per ridere, mi sono messa alla ricerca di qualche consiglio per ritrovare il momento d’ispirazione e superare il blocco dello scrittore. E ho riso, però mi ci sono un po’ ritrovata:

– WikiHow (dove si trova anche come grattare il becco di un fenicottero): clicca qui
– Un tal Amleto de Silva: clicca qui
– Simone(?) che consiglia di “scrivere comunque”..eh già..: clicca qui
– Giovanni Ronci, che non aggiunge assolutamente nulla al vuoto cosmico che sente dentro chi avrebbe questo blocco: clicca qui
– Snoopy, che alla fine è il più saggio:

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