Come cani a disagio

Volevo iniziare a scrivere con una frase originale, che avrebbe stupito e catturato il lettore.
“Era una giornata uggiosa” fu comunque un buon risultato, considerando il deserto di creatività che mi portavo dentro. E poi era davvero una giornata uggiosa e lo spiraglio di luce grigia tra le tende me lo ricordava fastidiosamente. Avevo preso da qualche settimana l’abitudine di chiuderle, di filtrare tutto quello che entrava con un velo bianco e neutro, impersonale, innocente, silenzioso. E non le aprivo quasi mai, perché quasi mai il sole riusciva ad affacciarsi oltre il palazzo che faceva ombra al mio, specie in inverno, specie adesso che ci sarebbe voluto molto più di un astro ad illuminare qualcosa.
Così era una giornata uggiosa, l’avrei passata con troppe persone indesiderate, non mi sarei neppure accorta del suo passaggio, a breve, eppure in quel momento di pausa tra un’attività e l’altra riuscivo a percepire nettamente l’indisposizione che quel tempo mi metteva addosso. Mi pareva di indossare un maglione di lana dura e pesante e di non riuscire ad evitarne il prurito.
Curiosa, la parola “uggioso”, poi. Chissà se è venuta prima o dopo l’uggiolare di quei cani a disagio, quelli come me che guaiscono sommessamente, percepiscono il malessere e se ne lasciano trasportare. Allora quel tempo mi rendeva cane uggiolante, io e le nuvole facevamo un bel coro.

come cani a disagio Immagine presa da qui: http://biellette.deviantart.com/art/pioggia-alla-sbarra-331830085/caption

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