Apologia del Libro Vero

Questo non è un Libro.

Scontrandomi con me stessa, guardo alla mia opera con l’orgoglio di un genitore. Eppure mi capita, a volte, di pensare che no, quello non è un Libro. Non solo per la sua forma digitale, dai contorni impalpabili e volatili, come si potrebbe pensare in un primo momento. Sento che quella è una mia creatura, ma la rinnego, non la chiamo Libro. Libro è troppo. Libro è altro.

Cos’è un Libro?

Il Libro è quello che scrivono i grandi scrittori. Anche se non ci piace, anche se si chiama, chessò, Cinquanta Sfumature di Grigio, quello è un Libro. Quello che si può comprare ad un prezzo alto, ma soprattutto quello che si può vendere, ad un prezzo alto. Quello che spinge l’editore ad investire una piccola fortuna, quello in cui qualcuno ha creduto fino al punto di spingerlo nelle librerie – non i Caffè Letterari, non le Librerie Indipendenti, badate bene. La Feltrinelli, semmai, la Mondadori. QUELLE librerie. E’ lì che troviamo il Libro. Il Libro Vero, con le maiuscole ovunque si possano mettere le maiuscole. Il Libro che quando lo hai letto puoi parlarne con gli amici. Non importa che ti sia piaciuto, solo che se ne parli, che te ne possa vantare se non altro per cultura. Il libro di cui si parla, quello è un Libro. Che poi è così che ha avuto successo, se ne è parlato. Ma da dove è iniziato, questo passaparola, poi? Da chi? Il Libro è quello che vende sia in cartaceo che in digitale. E’ quello che ha almeno 200 pagine, ma sarebbe meglio ne avesse 300, tanto alla fine scorre. Libro è quello di J.K Rowling ma anche quello di Francesco Sole, che non è proprio un libro vero, ma forse sì, perché è così che dicono: lui ha scritto un Libro. Quindi Libro è chi lo scrive o chi lo vende. Libro è quello che non ha bisogno di scrivere ai blog letterari, ai forum, alle pagine Facebook che oggi lo trovate gratis, o che domani c’è la promozione con il 50% di sconto. E’ quello che si vende da solo, anche al supermercato, tra i libri-gioco per bambini e i ricettari per casalinghe.

Allora riflettendo su tutto questo a volte penso di non essere uno scrittore. Anzi, uno Scrittore.
Perché lo Scrittore è quello che scrive un Libro, quello di cui ti ricordi il nome, quello per cui sei disposto ad arrivare anche alla seconda pagina di Google, per cui vale la pena cercare anche dopo che il primo link ha fatto cilecca. Quello con settantacinque recensioni su Amazon, belle o brutte, ma probabilmente autentiche. Io arrivo a otto e chissà quante non sono state scritte da parenti e amici. Avrei dovuto nascere in una famiglia più numerosa. O più furba. O più colta.

L’Identità dello Scrittore è complessa, indefinita, senza limiti. Me ne accorgo rileggendomi, che non so Chi sono e non so Cosa voglio. E che vorrei che foste voi o gli altri o chiunque a chiamarmi Scrittore, perché da sola non ce la faccio. Da sola mi sembra di sussurrarlo in mezzo a giganti che se lo sentono gridare dalle montagne, e che invece di portarmi sulle loro spalle mi calpestano. Ignari, per carità. O ciechi. Comunque uno gnomo tra i giganti, che insomma, quanto può durare?

Eppure, mentre voi ed io diciamo che quell’operetta Libro non è di certo, storpia e piccola e immatura e digitale, lei è venuta alla luce là dove centinaia di altre opere sono rimaste incompiute. Non sarà degna della maiuscola, ma forse ce l’ha fatta, a guadagnarsi almeno la parola.

libro

1 comment on Apologia del Libro Vero

  1. coporate office tips
    22 giugno 2015 at 9:14 (9 anni ago)

    I truly appreciate you making the effort to talk about these details with us.

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