La prima proposta editoriale

A distanza di una settimana dall’invio compulsivo del manoscritto ad ogni casa editrice possibile – ma selezionata in base al genere di pubblicazione, s’intende – ho ricevuto risposta da due editori. Il primo era un rifiuto, com’è ovvio. Prima di trovare il coraggio di intraprendere questo percorso mi sono informata sulle esperienze che altri hanno avuto prima di me, ed ecco che sono emersi enormi quantità di rifiuti accumulati prima di trovare un editore disposto alla pubblicazione, anche per gli scrittori più di successo. La Rowling è solo uno dei casi più conosciuti – di editori che si saranno mangiati le mani per anni, successivamente, questo è certo.

Insomma, per evitare di cadere nel totale sconforto mi sono preparata psicologicamente all’idea che un rifiuto non è sinonimo di insuccesso. A quel punto, ho ricevuto una seconda mail da un’altra casa editrice. Si tratta di Galassia Arte, conosciuta come casa editrice a doppio binario – o così ho letto – ed ho aperto il contenuto della mail con l’assoluta indifferenza di chi era pronto a cestinare il secondo rifiuto.

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La mia prima proposta editoriale. Inutile raccontare della reazione del mio apparato circolatorio ed in particolare del muscolo cardiaco a questo incipit sconvolgente. Le lacrime agli occhi ed ero già lì che mi scioglievo di fronte al contratto mandatomi in allegato, salvo poi leggere con attenzione lo stesso e ridimensionare l’entusiasmo.

Il contratto propostomi prevede edizione, grafica, copertina, editing, correzione, distribuzione e promozione completamente a carico dell’editore, tuttavia prevede anche l’acquisto di 60 copie da parte dell’autore, al prezzo scontato del 10% su quello di copertina.

Personalmente non credo nell’editoria a pagamento. La scrittura e l’eventuale pubblicazione di quello che ho scritto mi dà un’enorme soddisfazione trovando qualcuno disposto ad investire su di me. Pagare per essere pubblicata significa allontanarsi del tutto da questa concezione, e non è ciò che mi sono preposta.

Ci sono altre due cose che mi hanno fatta riflettere riguardo questo contratto: prima di tutto il prezzo stabilito per la vendita del racconto, ovvero 16€. Anche volendo allargare i margini il più possibile ed ingrandire i font di parecchi pixel, è difficile che il libro superi le cento pagine. Mi chiedo, dunque, a che pro mettere un libricino di un’esordiente ad un prezzo tanto alto. Chi lo comprerebbe? Neppure le opere in copertina rigida di autori rinomati riescono a vendere ad un simile prezzo. E qui nasce il secondo dubbio: possibile che abbiano letto in manoscritto in così breve tempo (parliamo di 8 giorni)? E’ vero, è molto breve, tuttavia una casa editrice solitamente riceve una grande quantità di pagine da leggere e risponde dopo parecchi mesi, non prima di 4, in genere.

La faccenda mi puzza.

Ho deciso di considerare questo “sì” come molto importante, come un primo passo verso il successo, piuttosto che come la proposta di un editore che non legge neppure i manoscritti. Tuttavia rifiuterò questa proposta. Non è quello che cerco e credo sinceramente che l’opera che offro possa valere una pubblicazione senza contributi.

Attenderò altre proposte, sono molto fiduciosa.

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