Essere uno Scrittore “in divenire”

Per definirsi “scrittore” bisogna potersi mantenere con la scrittura, o comunque guadagnare tanto. Essere pubblicato da un editore, essere conosciuto e riconosciuto dalle persone come tale. Aver scritto almeno un paio di libri. 

Questo mi è sembrato emergesse da una recente discussione che ho avuto con una mia amica, a cui, dopo una lunga riflessione, non ho potuto nemmeno dare tutti i torti. Se qualcuno mi venisse a dire “io sono uno scrittore“, penserei che sia in possesso di almeno un paio delle suddette caratteristiche, se non addirittura tutte. In effetti io stessa faccio parte di una cultura in cui certi ruoli sembrano non poter fare a meno di un riconoscimento esterno. E’ così per qualsiasi cosa, eppure più ci penso più questo mi sembra sbagliato e assurdo. Va così di moda portare con fierezza il concetto di essere se stessi, non quello che gli altri ci dicono di essere, che mi stupisco di come invece categorie come “scrittore” o “musicista” o “pittore” vadano contro questa popolare corrente di pensiero. Mentre mi dico che devo conformarmi, che non tutti quelli che scrivono sono degli “scrittori”, in me nascono domande a cui non riesco davvero rispondere..

In base al guadagno?

Se per essere uno Scrittore devo guadagnare con i miei libri, basta che abbia guadagnato quei 25cent dalla vendita online dell’ebook? Anche se a comprarlo è stata mia madre?..probabilmente no. Allora QUANTO devo guadagnare, per potermi definire Scrittore? Devo potermi mantenere con i libri, farne un lavoro? Allora di Veri Scrittori devono essercene proprio pochi. E se valesse anche per la pittura, diamine, penso a Van Gogh, che non era affatto un Vero Pittore.

In base alla scelta degli editori?

Forse devo almeno essere pubblicata. Ma non autopubblicata, che è troppo facile, nè pubblicata pagando. Bisogna che un editore investa sul mio lavoro, che decida che vale la pena pubblicarlo a sue spese, perché lui capisce. Se lui dice che sono uno Scrittore, allora dev’essere vero. Ho ricevuto la proposta di un editore (NON a pagamento) e l’ho rifiutata, quindi ho perso la mia occasione di essere uno Scrittore. Oppure vale solo per gli editori di cartaceo, perché le proposte per gli ebook sono troppo facili, sono una scorciatoia. Per essere uno Scrittore devi sbatterti molto di più. Penso che forse nessuno mi pubblicherà mai in cartaceo, ma penso anche alla Rowling, che non dev’essere stata una Vera Scrittrice per molti anni, prima che qualcuno capisse il valore della sua opera. L’hanno rifiutata tantissimi editori, la Rowling, e in quel periodo lei era “una che scriveva“, non poteva certo definirsi Scrittrice. Oppure penso a quei personaggi pubblici, che hanno la fortuna di essere pubblicati solo per il loro nome, perché venderebbero anche migliaia di pantofole, se si sapesse che sono una loro creazione. Totti è uno Scrittore, ad esempio. Ma se poi l’editore è indeciso tra due libri e ne sceglie uno, scartando l’altro che pure gli piaceva moltissimo, solo il primo diventa uno Scrittore? E poi, essere un Vero Scrittore potrebbe dipendere dalla moda del momento? Se scrivo di vampiri è più probabile che diventi un Vero Scrittore, nel 2014, come i fantasy degli anni 2000? Dovrei scrivere storie sul Sadomaso, che adesso funzionano, in libreria. Allora un editore mi pubblicherebbe di sicuro, venderei di sicuro, sarei di sicuro un Vero Scrittore.

In base alla visibilità?

Penso agli altri, che devono riconoscermi come Scrittore, e penso a tutti quelli “che scrivono” e sono stati pubblicati, di cui nessuno conosce il nome e di cui nessuno conosce l’esistenza. Ma hanno pubblicato, e magari guadagnano pure poco, perché il loro libro è stato un fallimento, e mi chiedo..sono Veri Scrittori? Oppure non sono degni di tale nome? E se uno ha più soldi di un altro, per la pubblicità, o è più raccomandato, o più famoso pur per altri motivi, non è un po’ più facile che a parità di tutto il resto venga riconosciuto come Scrittore?

Ascolto queste domande senza risposta che continuano a martellarmi mentre discuto con mia mamma. Lei dice che non sono una Scrittrice, non ancora, e mi rendo conto che forse il dolore che provo nell’affrontare questo discorso viene dal fatto che ha ragione. Se la nostra cultura vuole questo, se la nostra cultura pretende che possediamo almeno un paio delle suddette caratteristiche per definirci “Scrittori”, pur senza rispondere alle mie domande, allora è vero. Non sono una Scrittrice. Anzi, sono quasi tentata di rifiutare questo appellativo completamente, perché sembra che sia sinonimo di arroganza, di presunzione. Mi sono definita, a volte e timidamente, una “scrittrice”, magari in erba, senza rendermi conto di come in quelle parole le persone potessero fraintendere l’orgoglio di potersi riconoscere nei propri piccoli traguardi, con l’arroganza nel pretendere di essere qualcosa di così importante e a cui tanti aspirano.

So benissimo che non sono nessuno. Che scrivere un raccontino di trenta pagine non è nulla, che ci sono persone più brave, più laboriose, più impegnate, che vincono concorsi, pubblicano libri, scrivono ogni giorno nuovi racconti, sanno farsi molto meglio pubblicità. Non ho mai detto di essere una Scrittrice con l’arroganza di chi si crede qualcosa di grosso, magari di migliore di molti altri.

L’ho sempre detto perché penso che sia giusto riconoscere a me stessa non solo i risultati concreti, i soldi guadagnati, il numero di libri scritti, il numero di proposte ricevute, il numero di complimenti, ma anche la volontà di raggiungere un traguardo, l’impegno nel cominciare a conseguire un certo percorso, la regolarità con cui tale impegno viene messo in pratica, la sincerità con cui esprimo a me stessa il mio obiettivo, senza i luoghi comuni di una falsa umiltà. Questo per me significa ESSERE qualcosa. Essere in un divenire, non essere in alcuni traguardi predefiniti – da chi?

Quindi scrivo ma no, non sono uno Scrittore, non nel senso che mi sembra gli dia la società. Lo accetto, lo accettavo anche prima, mio malgrado. Ma per tutto quello che investo nella scrittura, e quello che ho investito in passato, e l’importanza che ha sempre ricoperto nella mia vita, scusate ma

anche se non sono una Scrittrice, io MI SENTO una Scrittrice.

Che la società sia d’accordo o no.

E il giorno in cui non mi sentirò più una Scrittrice, non lo sarò più. A prescindere dai soldi che avrò guadagnato. Dai libri che avrò scritto. Dalle persone che mi riconosceranno.

Per correttezza e completezza, ho letto e dunque vi posto alcuni articoli che sostengono una tesi diversa dalla mia:

Scrittori in Causa (interessante articolo e commenti): clicca qui 
– IoScrittore (che apre più che altro una serie di ulteriori dubbi): clicca qui
– Topper Harley (che esprime anche un concetto su lettore vs scrittore che un giorno approfondirò): clicca qui
– Salvatore Anfuso (in questo caso esprime invece la mia stessa idea): clicca qui
– de Agostibus (interessanti distinzioni tra aspirante, esordiente, affermato): clicca qui
(Grazie sempre a De Agostibus per l’immagine che ho messo come immagine in evidenza)

3 comments on Essere uno Scrittore “in divenire”

  1. Lucrezia
    24 maggio 2015 at 11:26 (9 anni ago)

    Vorrei contattarti ma non ti trovo da nessuna parte….come faccio? :)

    Rispondi
    • oltreilbosco
      27 maggio 2015 at 13:36 (9 anni ago)

      Ho visto solo ora il commento, scusa :) puoi scrivermi via mail su [email protected] oppure sulla pagina Oltre il Bosco su facebook, anche in privato!

      Rispondi
  2. Salvatore
    25 maggio 2015 at 8:38 (9 anni ago)

    Chiunque scriva con intento creativo è di fatto, letteralmente, uno scrittore. Se poi alcuni avvertono l’esigenza si sentirsi al di sopra della massa, allora dovrebbero trovare – già che sono scrittori – un termine più adeguato, tipo: scrittore di best-sellers, o scrittore affermato. L’aggettivo aspirante davanti al soggetto scrittore, invece, non ha alcun senso…

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